Comportamenti sessuali e prevenzione HIV: prevenzione vera o presunta

The case

“La condotta di chi contagia il proprio partner tacendogli di essere affetto da sindrome da HIV integra il reato di lesioni personali gravissime con dolo eventuale* (Corte di Cassazione, Sez. V Penale – Sentenza 3 Ottobre 2012, n.38388)”.
*il dolo eventuale è l’elemento psicologico di chi, pur non proponendosi volontariamente di cagionare l’evento lesivo, ne accetta la concreta possibilità del verificarsi.

According to the Lawyer Sexologist

La pronunzia della Cassazione offrirebbe vari spunti di commento, in considerazione, tra l’altro, della sentenza, riportata dai media ed emessa, appena due giorni dopo, dalla Corte Suprema Canadese. I Giudici americani diversamente hanno ritenuto non punibile la persona sieropositiva, con carica virale bassa e che usa il preservativo, qualora non riveli il proprio stato di salute al partner sessuale.
Si vuole da qui, invece, semplicemente cogliere l’occasione per alcune riflessioni in ordine alla prevenzione delle tristemente note infezioni che si trasmettono attraverso l’attività sessuale.
L’interesse dello Stato Italiano alla prevenzione delle infezioni da HIV e/o, comunque, sessualmente trasmesse, conosce momenti di maggiore attenzione, anche se mai si sono per davvero svolte larghe ed efficaci campagne di informazione. La prevenzione delle IST è stata, qualche anno fa, obiettivo di astrattamente meritori, quanto a volte discutibili, progetti finalizzati (e finanziati).
Due piccole osservazioni: l’unico strumento di prevenzione accreditato, per chi non intenda praticare l’astinenza, è ancora, da noi, off limits: operatori entrano nelle scuole, illustrano malattie terribili e terrorizzanti, consigliano l’uso del preservativo, ma… in latitanza del condom che ancora oggi nelle classi non può essere mostrato se non addirittura nominato.
Ci sono, anche, esperti in materia dell’ultim’ora: ginecologi che parlano di preservativo femminile affermando, però, di non averlo mai visto o psicologi che, per invogliare i ragazzi alla confidenza con il condom, consigliano di riempirlo di sabbia o di acqua e usarlo per il beach volley o per gavettoni. Finendo, poi, per etichettare con un “ha sicuramente qualche problema” i ragazzi che esprimono perplessità su questa presunta educazione sessuale che svilisce il connotato di intimità del desiderio sessuale e amoroso.
Ma v’è di più: non solo, grazie anche a questa truppa di Don Chisciotte e Sancio Panza chiamati ad una guerra nucleare, l’utilizzo dell’unico strumento di prevenzione è disattivato sul nascere (il preservativo). Boicottato sul nascere risulta il messaggio, quando accade (e per fortuna accade) che operatori (adeguatamente formati) riescano a far passare il concetto di rischio reale del sesso non protetto. Ragazzi che hanno avuto stili di vita sessuale superficiali e disinvolti, un po’ per paura un po’ per presa di coscienza, chiedono di sottoporsi, e a volte in lacrime, al test dell’Hiv.
La domanda è: nel nostro sistema sanitario, che possibilità hanno i minorenni di sottoporsi al prelievo se non intendono rivelarlo ai genitori? La risposta: tendente allo zero. Tra vuoti legislativi, interpretazioni di norme restrittive, consenso informato, disquisizioni psico-giuridiche sui grandi minori e quant’altro, quali obiettivi raggiunge questo tipo d’informazione nemmeno astrattamente idonea a raggiungere lo scopo?
Quale assurdo giuridico si cela sotto il riconoscimento della capacità di agire comportamenti sessuali a 14 anni, attribuendo l’autodeterminazione per le prescrizioni di contraccettivi, senza poi, di fronte alla drammatica questione delle malattie a trasmissione sessuale, pensare a modalità e strumenti idonei alla presa di coscienza e alla tutela effettiva della propria salute? Come sempre sono gli adolescenti la fascia più inascoltata, meno protetta e oggetto di pochissime attenzioni da parte di tutti. Diritto e sessuologia compresi.
Oltre le chiacchiere e le lagnanze che li investono e travolgono di fronte a certi episodi di clamore mediatico, non possiamo che constatare il pericoloso vuoto, da parte delle istituzioni, dell’abbandono dei ragazzi a se stessi.

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