The case
Scrivere cento volte “Sono un deficiente”: questa la punizione che un’insegnante di Palermo ha inflitto a un alunno di undici anni per arginarne il comportamento di bullismo omofobico nei confronti di un compagno.
Il giudice di primo grado aveva ritenuto il comportamento dell’insegnante “adeguato” perché motivato dall’intento di interrompere, con un “intervento tempestivo ed energico”, la condotta “bullistica” dell’alunno che avrebbe tenuto un “comportamento derisorio ed emarginante” a sfondo omofobico verso un compagno di classe.
Di avviso diverso sono state la Corte d’Appello e, infine, la Cassazione. Quest’ultima ha precisato che il comportamento dell’insegnante che umili, svaluti, denigri o violenti psicologicamente un alunno causandogli pericoli per la salute, integra il reato di abuso dei mezzi di correzione “atteso che, in ambito scolastico, il potere educativo o disciplinare deve sempre essere esercitato con mezzi consentiti e proporzionati alla gravità del comportamento deviante del minore, senza superare i limiti previsti dall’ordinamento o consistere in trattamenti afflittivi dell’altrui personalità”. Simili atteggiamenti rinforzerebbero nei ragazzi il convincimento che le relazioni scolastiche e sociali siano regolate da rapporti di forza-potere.
Costituisce, così, abuso dei mezzi di correzione ai sensi dell’art. 571 c. p. il comportamento doloso che umilia, svaluta, denigra o violenta psicologicamente un bambino, anche se è compiuto con intenzione educativa o di disciplina.
Il bullismo omofobico, non può essere combattuto con analoghe prove di forza da parte degli insegnanti.
Condanna a un mese di reclusione, oltre il risarcimento danni, per aver abusato dei mezzi di correzione e disciplina
(Corte Di Cassazione, Sez. Vi Penale – Sentenza 10 Settembre 2012, N.34492)
According to the lawyer sexologist
La sentenza ha dato luogo a numerose discussioni sotto il profilo sia pedagogico sia giuridico, lamentandosi da più parti la necessità di una regolamentazione autonoma dei reati che vedono vittime persone omosessuali.
La questione s’incentrerebbe su una scelta: norme di particolare tutela per gli omosessuali sarebbero utili perché protettive di “soggetti deboli” o finirebbero, invece, con il sottolineare e consolidare proprio quel pregiudizio di diversità che si vuole abbattere?
Nel dubbio dei nostri legiferanti, noi possiamo, intanto, sostenere con forza l’importanza, anzi, la necessità di un’adeguata formazione su questi temi dei ragazzi, ma anche dei docenti che si trovano a fronteggiare, nel grande contenitore dell’adolescenza che è la scuola di oggi, problematiche non previste dagli studi accademici. Poco pronti sui temi della sessualità, i professori lamentano di sentirsi assolutamente impreparati a gestire problematiche quotidiane, quale l’orientamento sessuale e le interazioni tra i ragazzi. Forse anche per idee preconcette o stereotipi acquisiti, che nonostante i buoni propositi, lasciano trasparire difficoltà pure nella gestione della relazione docente-allievo omosessuale. Cui segue o la possibilità di incorrere in sottovalutazione di comportamenti bullistici ovvero l’adozione di atteggiamenti e reazioni severe, come quella della sentenza in esame, a rischio di sanzione penale.
Come gestire, allora, al di là di outing o coming out, le relazioni a scuola tra ragazzi con diverso orientamento? Come prevenire, contenere, arginare fenomeni di bullismo omofobico?
“Un bacio” il film di Ivan Cotroneo (Indigo film), storia di adolescenza e bullismo omofobico, ha suscitato un paio d’anni fa grande rumore, tanto da divenire parte di un importante progetto del MIUR. Il film ha mostrato, con forti emozioni, le incapacità sul tema dei genitori e della scuola, anche laddove siano presenti attenzione e desiderio di operare al meglio, nonché la sofferenza e il dolore ingiustificati quando il voler essere quello che si sente di essere dovrebbe solo aiutare a crescere meglio. Ma, soprattutto, ha smosso reazioni emotive e confronto appassionato nei ragazzi.
Ecco, forse anche aprire al linguaggio del cinema che riesce a smuovere emozioni e barriere, potrebbe essere strumento di formazione, lasciando contemporaneamente tempo e spazio di riflessione e confronto con esperti (veri).
E nelle bocce ferme dell’educazione sessuale e della formazione adeguata, educare alle emozioni con il cinema può far compiere passi da giganti.
Perché, come ha detto Ivan Cotroneo regista di “Un Bacio”: anche un film può servire a cambiare le cose.