Libertà di espressione, diritti, Costituzione, sesso, legge e censura: sui social opinioni in circolo.
Dal cartellone ProVita di Roma, rimosso, pare senza motivazioni ufficiali, all’articolo di uno studente per il giornalino (e il diminutivo sta proprio a indicare il limite degli orizzonti in materia di educazione sessuale e dei diritti della persona nel nostro sistema scolastico) di un liceo di Bergamo, censurato perché esprimeva ai coetanei, con il cuore aperto, riflessioni educate e intelligenti sul tema dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.
Mi viene da pensare che siamo tutti bravi, bravissimi a gridare “al lupo al lupo” quando adolescenti si suicidano o si perdono perché non rientrano nel binario delle definizioni sessuali “tradizionali”. E che andiamo tutti giù di brutto contro i danni del bullismo, del cyberbullismo e della violenza omofobica, scandalizzandoci per questo hate dilagante anche se, a questi bulli, offriamo (mass media in primis) palcoscenici giganti, finendo così con il “premiare” la loro malata voglia di esibizione.
Salvo a chiederci, tutti insieme, perché i nostri adolescenti sono così cattivi e intolleranti.
Gli adulti, soprattutto quelli che hanno potere cioè educatori e mass media, si lasciano cadere le braccia, delusi e impotenti. E se mai alcuni di questi (meravigliosi) ragazzi provano ad alzarsi e a darsi la mano, sempre noi adulti siamo bravissimi a schiacciarli e a zittirli. Come con lo studente di Bergamo.
Cosa vogliamo da questi adolescenti? Non siamo capaci di ascoltarli, scriveva Paolo Crepet anni fa. Ora è ancora peggio. Non diamo loro nemmeno possibilità di esprimersi.
Che le capacità educative non facciano parte delle competenze degli adulti di questo tempo è cosa così evidente da non indugiarci più di tanto. Ma aberrante è la nostra incapacità di fare esprimere gli adolescenti, se non quando parlano o agiscono in modo negativo e disturbante.
Non sappiamo dare loro minimi esempi del vivere civile e i due avvenimenti di Roma e Bergamo ne sono prova lampante: in un paese che si dice aperto, democratico, con una Costituzione garantista come poche o forse come nessuna al mondo, quale libertà di espressione è riconosciuta e sancita? Quella che deve adeguarsi, verrebbe da dire riflettendo su quel che è accaduto in questi giorni. Ma adeguarsi a chi? Al pensiero, o alle ideologie, di chi vuole le grandi battaglie civili? Forse no, perché altrimenti l’articolo dello studente sarebbe stato pubblicato. Forse al pensiero, o alla ideologia, della Chiesa? Nemmeno, altrimenti il cartellone ProVita non sarebbe stato rimosso.
E allora? Di quante contraddizioni riempiamo la testa dei nostri ragazzi? E noi adulti sappiamo di cosa parliamo? Cosa sappiamo della libertà di espressione, dei diritti sessuali, dei diritti della persona? Di sesso, legge e censure ?
Non molto, temo. Credo, ad esempio, da avvocato, ferme restando le conquiste civili e delle donne, che non possa vietarsi a nessuno di pensare in modo diverso. E, soprattutto ora che interventi chirurgici e trattamenti sanitari devono per legge ricevere un reale e non formale consenso informato, è giusto e doveroso che la gente sappia cos’è e cosa comporta un’interruzione volontaria di gravidanza.
Non certo per costringere ad un ritorno al passato, piuttosto per andare avanti e spingere con forza, e lo dico anche come consulente in sessuologia, verso le campagne di educazione alla scelta contraccettiva.
L’aborto non si combatte eliminando una legge, ma evitando le gravidanze indesiderate.
Come l’A.I.D.S. si previene con la protezione e non,invece, censurando il profilattico.
E come il bullismo, i disagi giovanili, i suicidi non si combattono facendoli diventare virali, ma ascoltando i ragazzi. Ragazzi come lo studente di Bergamo. Così, se non loro, almeno noi “adulti” potremmo imparare qualcosa.
E proprio da loro.