Alexa fa l’avvocato? Ma cosa ne sa?
Fa discutere l’innovazione digitale applicata alle professioni tradizionali, ma soprattutto la possibilità di Alexa di rispondere a quesiti di natura giuridica.
Il caso
Ero stata invitata a tenere un corso di formazione per avvocati dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di una nota città del Nord.
Al termine della prima giornata dei lavori, un collega mi disse: “non sempre può essere applicato questo modello di approccio. Ad esempio, nelle cause di diritto societario. Sono anni che impazzisco dietro alcuni soci che non riescono a trovare un’intesa: risolvo una questione (cosa che oggi potrebbe dirci anche Alexa!) e loro ne tirano fuori un’altra.
Sistemi anche questa (con una soluzione, ovvio, che oggi potrebbe trovare anche Alexa!) e qualcuno fa sorgere un altro problema. E l’azienda perde mercato”.
Chiesi al collega, che più raccontava e più si accaldava perché non vedeva la fine della questione sentendosi professionalmente poco gratificato, di parlarmi dei soci proprietari. Venne fuori che si trattava di fratelli. Era una società che aveva visto solo successi e sviluppo, vivendo della grande intesa tra tutti e che, con la morte del padre, fondatore dell’azienda, aveva, invece, immediatamente vissuto momenti di difficoltà sempre più crescente.
Chiesi allora come fosse il rapporto tra i fratelli che, stranamente, prima andavano così d’accordo e ora non riuscivano più a confrontarsi. Il collega mi rispose che erano stati ragazzi sempre molto uniti, sempre d’accordo con il padre che dava ai figli il giusto spazio di espressione e confronto. Soprattutto lo concedeva al più piccolo al quale, per completare i brillantissimi studi in altra città, aveva acquistato anche, senza che nessuno dei fratelli se ne rinzelasse, un piccolo appartamento anni prima. Chiesi, quindi, al collega se sapesse dirmi qualcosa in più sul figlio minore e pian piano emerse che in realtà era il “prediletto” del padre.
La soluzione
A questo punto, suggerii al collega avvocato, di mettere sul tavolo, nel primo incontro utile con i litigiosi clienti, la questione “figlio prediletto”. Cosa, cioè, che equivaleva a dire: l’aspettativa risarcitoria nei confronti del padre che i fratelli maggiori scontavano sul minore.
Per farla breve, il collega mi richiamò qualche settimana dopo per ringraziarmi d’aver individuato il problema alla base e di avergli consentito di concludere alla grande una faccenda che creava malessere a lui come avvocato, ma anche ai clienti che in realtà litigavano senza sapere bene perché, danneggiando in tal modo l’azienda, ma anche i rapporti affettivi e personali.
Il commento
Di esempi simili ne potrei raccontare altri, in ambito societario e non solo: coppie allo sfascio, cui basta un counseling sessuologico per ritrovare la strada per la pacificazione, adolescenti disorientati, cui è sufficiente trovare uno spazio d’ascolto e un riferimento adulto sicuro e tanto ancora.
Quello che vorrei soltanto dire, per concludere, è che la digitalizzazione non potrà mai capire le persone.
La nostra è una professione d’aiuto, noi lavoriamo con le persone.
Le malattie di oggi che rilevano per il diritto (penale, familiare, del lavoro ecc.) sono malattie delle relazioni: e allo stesso modo in cui i disagi dell’infanzia e dell’adolescenza, i disturbi del comportamento alimentare, le depressioni sono malattie delle relazioni, anche i conflitti di coppia, familiari, lavorativi derivano dalle relazioni. Come? Con un meccanismo che non segue né la logica della causalità lineare (Alexa quanto fa A+B? – AB! – Brava Alexa!), ma circolare (ora, cara Alexa non so se capisci quel che dico) in cui è difficile trovare la causa originante perché ogni fatto, ogni pensiero, ogni azione, ogni emozione è insieme effetto del precedente e causa del successivo.
Conclusione
L’Avvocato fa questo: trova soluzioni utili e d’aiuto per la persona.
L’Avvocato non distrugge il fratello socio o il coniuge fedifrago perché così vuole il cliente. Questo non è fare l’interesse del cliente. L’Avvocato trova la chiave migliore per realizzare il benessere della persona-cliente.
Chiave che non è, e non potrà mai essere, assecondare il desiderio di vendetta o punizione, ma ristabilire un equilibrio che conduca a stare bene evitando danni, altresì, a chi nel conflitto (che già di per sé è fonte di malessere) non c’entra (figli o lavoratori che siano).
Bisognerà studiare altro che non è solo conoscere il diritto? Certamente.
Bisognerà sviluppare capacità empatiche, intelligenza emotiva, competenze comunicative, oltre che digitali? Senza dubbio.
Ma questo è l’Avvocato.
Alexa, questo tu lo sai fare?